Tecnica di vendita dell’«abbastanza»
Se riesci a vendere anche solo qualcosina in più ma a un gran numero di utenti l’impatto sui tuoi risultati, nel medio periodo, sarà significativo.
Se riesci a vendere anche solo qualcosina in più ma a un gran numero di utenti l’impatto sui tuoi risultati, nel medio periodo, sarà significativo.
Quando fruiamo di un prodotto o servizio dal prezzo elevato otteniamo effettivamente qualcosa in più. Da questo, se ti occupi di vendita, puoi trarre due suggerimenti.
L’identità, il posizionamento competitivo (e, più in generale) il valore e il successo di un negozio sono fortemente determinati dall’assortimento (voi siete quello che vendete) e, soprattutto, da come questo viene gestito, spiegato, raccontato, esposto, comunicato (come lo vendete). Approfondiremo, quindi, in questo e in successivi articoli la teoria e la pratica del Category Management, che, se pensato partendo da come gli articoli in vendita possono soddisfare i bisogni dei clienti, è molto di più che un mero elenco di prodotti divisi per categoria.
Il commercio alimentare online nel nostro Paese ha mostrato importanti indicatori di crescita anche prima dell’emergenza sanitaria, ma la pandemia ha spinto il boom dell’e-commerce anche per i prodotti alimentari, consolidando nuove abitudini d’acquisto. In questo scenario c’è più di un’opportunità per il negoziante alimentare tradizionale: da un lato poter soddisfare direttamente alcune esigenze di chi compra specialità e prodotti gourmet online, grazie alle proprie competenze e contatti con i produttori locali; dall’altro di intercettare dei bisogni che i consumatori manifestano online, per andare a soddisfarli meglio direttamente dal proprio negozio: servizi di clicca e ritira, risto-retail, servizi di consegna a domicilio, sono alcune idee per acquisire nuovi clienti che non vogliono rinunciare alla freschezza e alla fiducia che solo il negoziante tradizionale gli può dare, ma vogliono più servizi.
Gli italiani mostrano delle abitudini di acquisto alimentare molto fluide: i canali distributivi vengono scelti sulla base delle esigenze di qualità, profondità dell’assortimento, velocità e semplicità, ma anche piacevolezza dell’ambiente. Il prezzo è importante, ma non sempre. Cosa possono fare i piccoli negozianti per sopravvivere e prosperare nel mercato della spesa alimentare? Puntare sull’assortimento del fresco, sulla relazione, sulla costruzione di una esperienza di acquisto di valore, che controbilanci il prezzo di acquisto più alto rispetto ad altri canali di vendita.
Il risto-retail è un formato che apre nuove opportunità per il negozio alimentare tradizionale, affiancando all’attività di vendita del cibo anche quella della somministrazione. Un’innovazione interessante per le potenziali marginalità, che però richiede alcuni punti fermi nell’assortimento, nel servizio, nella relazione col cliente, nella comunicazione. Attività complessa ma premiante, andrà condotta con attenzione ai dettagli, e forse con l’aiuto di qualche partner, almeno per cominciare
La nuova generazione di responsabili d’acquisto è sulla soglia dei vostri negozi: una ricerca Nielsen ci racconta alcune delle caratteristiche fondamentali del loro approccio alla spesa alimentare. I Millennials vogliono di più: vogliono più informazioni, più qualità, più sostenibilità, più accessibilità, più alternative. Vogliono sapere come, dove e da chi viene prodotto ciò che acquistano, vogliono sapere la storia dei prodotti che scelgono. Cercano esperienze, emozioni e condivisione, soprattutto negli acquisti e nel consumo dei prodotti alimentari. E il negozio tradizionale cosa può fare per loro?
Nel nostro Paese la spesa alimentare è ancora prioritaria, e reggono molto bene gli acquisti di segmenti alimentari detti ‘gourmet’, cioè di lusso: prodotti e marche qualitativamente superiori (premium) che vengono acquistati da un segmento di clientela alla ricerca di esperienze alimentari fuori dal comune. Come è sempre stato nel settore del vino, questa ricerca si fa oggi in altri settori della spesa alimentare, allargando quindi le opportunità di assortimenti ‘premium’ anche al negozio alimentare de-specializzato.
Un conto è andare a “fare la spesa”, un altro è andare a “fare shopping”: intuitivamente uno è un dovere, l’altro un piacere. La dimensione esperienziale positiva dello shopping è “svagante”, divertente, rilassante, si fa volentieri. La “spesa” invece è naturalmente una cosa routinaria, senza coinvolgimento emotivo, dove si cerca efficienza. Cosa possiamo imparare da quelle categorie di retailer che sono oggetto di shopping per arricchire di componenti esperienziali positive e felicitanti i negozi dove normalmente si va per “fare la spesa”? Rendiamo i nostri punti vendita memorabili ed emotivamente piacevoli, per fidelizzare il cliente ed essere più competitivi.
I cambiamenti nella società italiana non sono solo demografici, ma anche culturali e sociali, e queste dinamiche hanno un forte impatto sulla spesa e sui consumi alimentari. Quali sono i fenomeni che possono creare delle opportunità per i negozi alimentari? Quali esigenze nuove possono rafforzare la competitività del negoziante tradizionale? Proviamo ad identificare alcune novità e vediamo come potrebbero essere accolte per soddisfare meglio i vostri clienti, vecchi e nuovi.